11 maggio 2001
Il presente rapporto è il frutto di una collaborazione internazionale senza precedenti. La Digital Opportuniy Task Force (DOT Force), costituita dai Capi di Stato dei paesi del G8 in occasione del Vertice di Kyushu-Okinawa del luglio 2000, ha riunito da 42 gruppi di rappresentanti di governi, del settore privato, di organizzazioni non-profit e di organizzazioni internazionali dei paesi industrializzati e in via di sviluppo, che si sono uniti in uno sforzo comune volto ad individuare gli interventi necessari per far sì che la rivoluzione digitale possa generare benefici per tutti i cittadini del pianeta, soprattutto i più poveri ed emarginati. Il divario digitale (digital divide) minaccia di esacerbare le già gravi disuguaglianze socioeconomiche che esistono fra i paesi e fra le comunità, rendendo più onerosi i costi che potrebbero derivare da una mancata azione in questo settore.
Per diversi mesi, attraverso un mix senza precedenti di iniziative di vario tipo - riunioni plenarie, consultazioni informali, incontri con i soggetti interessati (stakeholders) e il coinvolgimento "informatico" di platee internazionali sempre più vaste -, la DOT Force ha analizzato accuratamente i vari aspetti di questa sfida: sanare la frattura digitale e valorizzare le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT) e delle reti globali, per garantire a tutti opportunità, partecipazione alle decisioni (empowerment) e inclusione. La DOT Force ha esaminato le cause del gap digitale, le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per ridurre la povertà e favorire l'empowerment, nonché quel complesso insieme di strategie, politiche, investimenti e azioni necessari affinché il digitale sia un'opportunità per tutti, senza perdere di vista gli imperativi-chiave dello sviluppo.
La DOT Force ha operato una ricognizione dei ruoli e delle responsabilità dei vari attori - governi nazionali, settore privato, organizzazioni non-profit e comunità, organizzazioni internazionali e singoli cittadini - nel rendere possibili le opportunità digitali per tutti. La DOT Force ha anche tracciato una sorta di mappa dei rapporti di interdipendenza che legano questi attori e delle sfide che essi devono fronteggiare, evidenziando la necessità di individuare nuove forme di partenariato e collaborazione che possano contribuire alla creazione di una "dinamica dello sviluppo" innescata da una pluralità di stakeholder.
La conclusione raggiunta dalla DOT Force alla fine di questo processo di analisi rivela che le ICT, se accortamente applicate, possono offrire enormi opportunità per ridurre le disparità socioeconomiche e favorire, in modo sostenibile, la creazione di ricchezza a livello locale, contribuendo così al raggiungimento dei più ampi obbiettivi di sviluppo perseguiti dalla comunità internazionale. Beninteso, le ICT non possono essere una panacea per tutti i problemi legati allo sviluppo, ma è certo che attraverso il miglioramento della comunicazione e lo scambio di informazioni, esse possono dar vita a potenti reti socioeconomiche che, a loro volta, gettano le basi per un più ampio sviluppo.
Consentendo a queste nuove reti l'acquisizione e la condivisione del patrimonio di saperi ed informazioni locali, le ICT potranno offrire nuove e più efficienti metodologie di produzione, avvicinare mercati altrimenti irraggiungibili ai produttori locali, migliorare l'erogazione di servizi pubblici e incrementare l'accesso a beni e servizi sociali di base; non vi è incompatibilità fra il raggiungimento degli obbiettivi di sviluppo e gli investimenti in ICT.
Le ICT possono quindi aiutare ad innescare un circolo virtuoso che conduce allo sviluppo sostenibile. Tuttavia, ove esse fossero male applicate, potrebbero generare emarginazione fra i gruppi meno abbienti ed esclusi dalle reti. Affinché il loro potenziale di sviluppo possa esplicare compiutamente i suoi effetti, tutti gli stakeholder - governi e cittadini, il mondo degli affari, le organizzazioni internazionali, i gruppi della società civile ed i singoli - devono collaborare in modo da determinare un reale cambiamento. Come sempre avviene quando si parla di sfide dello sviluppo, sarà indispensabile riconoscere ai paesi in via di sviluppo ed agli altri stakeholder la "titolarità" (ownership) del proprio processo di sviluppo.
La partecipazione delle comunità locali è essenziale, se si vuole che le ICT si affermino e si diffondano su scala planetaria e i benefici delle economie e delle società di rete siano fruibili sia da parte dei più ricchi sia da parte dei più poveri. La chiave del successo è la creazione di sistemi amministrativi ed economici fondati su regole prevedibili e trasparenti - e, soprattutto, su una corretta governance - e in grado di promuovere il libero sviluppo delle ICT. La DOT Force riconosce anche l'esigenza di reagire con tempestività al divario digitale, stante il ritmo accelerato dell'innovazione nel settore delle ICT, e ribadisce la necessità di un impegno a tutto tondo da parte di tutti gli stakeholder.
Un altro risultato di estrema importanza è l'aver individuato una serie di azioni prioritarie che devono essere attuate dai governi nazionali e dai cittadini, dalla comunità internazionale, dal settore privato, dalle organizzazioni non-profit e dalle collettività, attraverso varie forme di partnership, affinché queste opportunità divengano realtà. I membri della DOT Force esprimono il loro più vivo apprezzamento per la possibilità che è stata loro offerta loro dai leader del G8 di operare sulla base della Carta di Okinawa per la Società Globale dell'Informazione. Per ogni area prioritaria identificata ad Okinawa, la DOT Force raccomanda l'adozione delle seguenti azioni:
I membri della DOT Force credono fermamente che il diritto fondamentale di accesso al sapere e all'informazione sia una condizione indispensabile per lo sviluppo dell'uomo moderno. Le ICT devono diventare parte integrante del processo di sviluppo nel più breve tempo possibile. Ciò significa che esse dovranno figurare a pieno titolo nelle politiche e nei programmi di assistenza allo sviluppo del G8 e di altri donatori e che occorrerà migliorare il coordinamento delle iniziative multilaterali.
Prima Parte - La sfida: opportunità digitali per tutti
Negli ultimi anni, gli eccezionali progressi compiuti nel campo delle ICT, accompagnati dalla rapida crescita delle reti globali, quali Internet, hanno trasformato le aziende ed i mercati, rivoluzionando i sistemi di apprendimento e condivisione del sapere, dando vita a flussi di informazioni di scala planetaria, conferendo ai cittadini ed alle comunità una nuova forma di esercizio del potere che ha portato ad una nuova definizione della governance, innescando in molti paesi un processo di creazione di ricchezza e di crescita economica. Questa "rivoluzione digitale" è stata resa possibile grazie ad una potente miscela di potenzialità e versatilità delle tecnologie, disponibili a costi notevolmente inferiori e con un'enorme creatività nello sviluppo di applicazioni di queste reti e strumenti che ha pervaso l'intero sistema socioeconomico.
Un momento storico
Nonostante le recenti turbolenze verificatesi nella cosiddetta "new economy", è innegabile che il mondo stia attraversando una serie di profonde mutazioni che hanno dato luogo ad enormi nuove opportunità, ponendo, al contempo, sfide altrettanto impegnative. Per il fatto stesso che la rivoluzione digitale ha la potenzialità di trasformare i processi di produzione, il commercio, l'amministrazione pubblica, l'istruzione, la partecipazione dei cittadini e molti altri aspetti delle nostra vita privata e collettiva, essa può dar vita a nuove e molteplici forme di crescita economica e sviluppo sociale. Pertanto, l'accesso e l' uso efficace delle reti e degli strumenti della nuova economia globale, nonché le innovazioni da essi introdotte, svolgono un ruolo-chiave per ridurre la povertà, aumentare l'inclusione sociale e creare migliori condizioni di vita per tutti.
Tuttavia, fra i paesi e all'interno degli stessi, l'accesso a queste reti e strumenti e, quindi, alle trasformazioni e alle nuove "opportunità digitali" che essi creano, è estremamente disuguale, riflettendo ed esacerbando le disparità già esistenti.
Definire il divario, individuare le opportunità
Un terzo della popolazione mondiale non ha mai usato il telefono. Il settanta per cento dei poveri della Terra vivono in aree rurali e isolate, dove l'accesso alle ICT, e persino ad un telefono, è spesso scarso. Gran parte dello scambio di informazioni sulle reti globali, come Internet, avviene in inglese, la lingua di meno del dieci per cento della popolazione mondiale.
Il "gap digitale" è, in realtà, lo specchio delle attuali crescenti disuguaglianze socioeconomiche ed è caratterizzato da carenza di infrastrutture, alti costi di accesso, sistemi politici inadeguati o troppo deboli, lacune nella fornitura di reti e servizi di telecomunicazioni, mancanza di contenuti creati a livello locale e da squilibri nelle capacità di trarre benefici economici e sociali dalle attività ad alto contenuto di informazione.
Nelle numerose dichiarazioni fatte ai massimi livelli, ad es. la Dichiarazione del Millennio dell'ONU (UN Millennium Declaration) ed in quelle relative all'assunzione di impegni in termini di Obbiettivi Internazionali di Sviluppo (International Development Goals), la comunità internazionale ha fissato una serie di obbiettivi ed impegni politici intesi a colmare alcuni dei divari economici e sociali, ad es. dimezzando fra il 1990 e il 2015 la percentuale di popolazione mondiale che vive con meno di 1$ al giorno.
Gli Obbiettivi Internazionali di Sviluppo e le ICT
La comunità internazionale ha fissato sette Obbiettivi Internazionali di Sviluppo che costituiscono il nucleo della lotta contro la povertà e per la creazione di opportunità, prosperità, salute, sicurezza e empowerment per tutti i popoli della Terra, in special modo per i gruppi più poveri e tradizionalmente più emarginati:
La valorizzazione delle potenzialità delle ICT può dare un considerevole contributo al raggiungimento di ciascuno di questi sette obbiettivi, sia direttamente (moltiplicando la disponibilità delle informazioni sanitarie e sulla procreazione, formando personale medico e docente, dando opportunità e voce alle donne, ampliando l'accesso all'istruzione e alla formazione), sia indirettamente (creando nuove opportunità economiche che facciano uscire dalla miseria i singoli,
le comunità e le nazioni). La creazione di opportunità digitali non è qualcosa che segue la soluzione delle principali sfide che pone lo sviluppo, ma un elemento essenziale per fronteggiarle nel 21° secolo.
Sebbene le ICT possano rivelarsi preziose per ridurre i divari più grossi, il loro contributo allo sviluppo non è scontato. Le ICT possono infatti allargare o ridurre il divario. Per garantire risultati positivi, è fondamentale mitigare gli impatti potenzialmente negativi (ad es. la ridotta competitività di particolari settori e processi), inserire le ICT fra le priorità nazionali per lo sviluppo e creare un opportuno contesto di politiche pubbliche. E' altrettanto urgente mettere a punto iniziative specifiche suscettibili di avere il maggior impatto possibile sullo sviluppo e migliorare realmente le condizioni di vita dei più poveri.
Le esperienze positive di alcuni paesi industrializzati e in via di sviluppo indicano che la creazione di un'infrastruttura adeguata e la diffusione capillare delle ICT sono obbiettivi che richiedono interventi multisettoriali ed una pluralità di stakeholder. Un adeguato contesto di politiche pubbliche favorirà l'adozione di iniziative da parte del settore pubblico e di quello privato, da parte delle organizzazioni della società civile, individuali o in partenariato, che contribuiranno al raggiungimento dei rispettivi obbiettivi di sviluppo.
In tale contesto, la riduzione del gap digitale è possibile solo a condizione che i vari paesi considerino prioritario lo sviluppo delle infrastrutture di comunicazione e ne diano accesso universale ed economico a tutti i cittadini ed a tutte le aree geografiche del paese. Per pervenire a questo obbiettivo, è indispensabile attuare politiche che favoriscano la concorrenza nel settore delle comunicazioni, creando un quadro regolamentare che funga da sostegno alla concorrenza. A ciò si aggiunga l'adozione di interventi volti a sviluppare le competenze delle risorse umane, i contenuti e le applicazioni necessari per la diffusione delle ICT.
Oltre alle misure adottate dagli stakeholder dei PVS e dai loro partner, al fine di ridurre il divario digitale, occorre anche agire sul versante della governance internazionale. Ogni giorno, una serie di organismi internazionali di recente o antica creazione adottano decisioni e politiche che si rivelano cruciali per la governance e che possono influenzare le modalità di diffusione delle ICT e di Internet. Si tratta di decisioni che attengono alla libertà di accesso transfrontaliero, alla tutela del copyright nell'era digitale o all'allocazione di domain names. Gli stakeholder dei PVS sono spesso assenti dalle sedi di decisione di tali politiche, il che significa maggiori disparità ed assenza di norme che tengano conto delle particolari condizioni che caratterizzano i PVS.
ICT come fattore di sviluppo
Ma esiste un'altra sfida politica, di importanza cruciale, che occorre vincere. I decisori di alcuni PVS e la comunità internazionale dello sviluppo sono ancora scettici o non consci dell'importanza del contributo che le ICT possono dare allo sviluppo. L'esperienza positiva di alcuni paesi e le iniziative già sperimentate con successo devono essere condivise e adattate alle realtà locali. In molti settori, soluzioni ICT ideate, adattate e applicate in modo appropriato hanno potenziato gli sforzi compiuti a livello locale per migliorare la qualità dei beni e dei servizi forniti dal settore pubblico e privato grazie all'automazione, allo snellimento, alla razionalizzazione e al monitoraggio dei compiti ripetitivi, nonché alla rintracciabilità e al follow-up delle prestazioni fornite. Anche la corruzione è stata arginata, mentre è aumentata la trasparenza degli stakeholder dello sviluppo, con la riduzione degli sprechi e dei costi. Inoltre, le ICT hanno portato alla luce le "opportunità di sviluppo" grazie alla loro applicazione per il perseguimento di specifici obbiettivi di sviluppo nel campo della sanità, dell'istruzione e dell'ambiente.
Nella misura in cui le ICT hanno facilitato, fra l'altro, l'eliminazione delle barriere spazio-temporali, consentendo a comunità e villaggi remoti di connettersi più direttamente (cioè con un numero minore di intermediari) all'economia globale, esse hanno contribuito ad una nuova divisione del lavoro, potenzialmente più profonda ed estesa. Nuove nicchie di mercato hanno visto la luce grazie alla ridefinizione delle strutture esistenti e alla comparsa di nuovi vantaggi comparativi e opportunità. I PVS possono fare tesoro della creazione di queste nuove opportunità digitali impegnandosi attivamente per sfruttarle su più vasta scala, sia attraverso la creazione di un settore di produzione competitivo, sia facendone largo uso nell'ambito dei settori tradizionali delle loro economie.
Il ruolo del G8 e degli altri stakeholder sulla scena dello sviluppo
In virtù della sua genesi, composizione e filosofia, la DOT Force istituita dal G8 ha specifiche responsabilità e potenzialità nel perseguire l'obbiettivo delle opportunità digitali per tutti. Proponendo una nuova visione della riduzione del gap digitale sia fra i paesi ricchi e quelli poveri sia all'interno degli stessi, offrendo tool e processi innovativi per ridurre tale gap in modo partecipativo, i membri della DOT Force fanno appello ai leader del G8 affinchè sostengano e confermino il loro impegno ad avviare iniziative di ampio respiro sul piano locale, regionale ed internazionale, volte a promuovere un processo di globalizzazione che sostenga lo sviluppo.
Un approccio aperto e ricco di inventiva alla questione del Divario Digitale consentirà di diffondere una visione del problema orientata all'azione fra tutti coloro i quali, tanto nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo, cercano di orientare la globalizzazione verso la soluzione dei problemi dei poveri del mondo. Se in questo preciso momento storico venisse a mancare tale tipo di azione, questa potrebbe essere la nostra ultima chance di costruire quei "ponti globali" che dobbiamo invece gettare per sciogliere tutti questi complessi nodi.
Seconda Parte: vincere la sfida con azioni concrete e innovative
Ridurre il Divario Digitale e trasformare le Opportunità Digitali in motore dello sviluppo non è un processo automatico. Come già ricordato, è necessaria un'azione coordinata da parte di tutti gli stakeholder, azione che deve essere sistemica (ovvero che va oltre la fase dei progetti pilota per adottare un approccio onnicomprensivo) e catalizzatrice (deve, cioè, stimolare il cambiamento degli atteggiamenti, delle priorità e delle politiche). L'attuazione di interventi in questo senso è una responsabilità che spetta ancora ai governi dei PVS, alle imprese e alle organizzazioni non governative, che devono lavorare di concerto. Tuttavia, anche la DOT Force può ricoprire un ruolo utile e significativo proponendo, avviando e/o appoggiando tali azioni. La sfida delle "Opportunità Digitali per Tutti" può essere raccolta e vinta solo grazie ad un nuovo tipo di partnership che riunisca una molteplicità di stakeholder e all'adozione di iniziative integrate ed innovative.
Pensare diversamente, agire con coesione
Le ICT non sono un ennesimo settore di sviluppo socioeconomico, anzi, come abbiamo già ricordato, la rivoluzione delle ICT può generare nuovi e potenti strumenti in grado di rispondere ai bisogni fondamentali dei popoli e di migliorare il tenore di vita delle popolazioni e comunità più povere con modalità completamente nuove. Eppure, il dibattito internazionale sullo sviluppo ed i principi-guida dell'assistenza allo sviluppo non hanno ancora riconosciuto pienamente alle ICT il ruolo di catalizzatore dello sviluppo. Le azioni condotte a favore di quest'ultimo non potranno mai dispiegare appieno il loro potenziale, se si limiteranno a perpetuare modalità tradizionali di approccio allo sviluppo e alla collaborazione internazionale.
Occorrono, quindi, nuovi contributi intellettuali e nuovi atteggiamenti da parte di tutti. Questo nuovo modo di pensare deve tenere conto dell'esigenza di:
I governi dovranno fissare la cornice di questo processo di diffusione sociale delle nuove tecnologie e promuovere la collaborazione con altre componenti della società civile, in particolare il mondo del business, le organizzazione non-profit e le comunità locali.
Il settore privato, già conscio del ruolo che gli spetta nella costruzione di un ambiente di business sostenibile che gli permetta di prosperare e di far prosperare, dovrà battere nuovi sentieri per trovare modalità specifiche che consentano di raggiungere questo obbiettivo in un contesto più ampio di obbiettivi di sviluppo, adottando responsabilmente le migliori prassi (best practices). Tutto ciò vale tanto per le imprese locali quanto per quelle di scala internazionale. Inoltre, e questo è il punto più importante, i donatori e le autorità dei PVS dovranno collaborare per integrare l'uso delle tecnologie digitali quale fattore di promozione dello sviluppo sostenibile.
Nei PVS, è necessario diffondere la convinzione che occorre aiutare i propri governi ad attuare le riforme necessarie per perseguire una politica che promuova la concorrenza e prevedere quadri regolamentari che consentano lo sviluppo di una rete di infrastrutture e servizi di comunicazione efficienti e sostenibili. Tali riforme dovrebbero costituire la base di strategie nazionali finalizzate a creare ed attrarre le "opportunità digitali" accelerando la diffusione delle ICT e lo sviluppo di un dinamico business delle ICT a livello locale. I guadagni di efficienza che scaturiranno da tali riforme miglioreranno anche l'efficacia e la competitività delle industrie e dei settori più tradizionali.
A tale scopo, un approccio a doppio binario può, verosimilmente, essere il più promettente, integrando adeguatamente le iniziative settoriali nel più ampio contesto delle strategie nazionali in materia di ICT. Alcune specifiche applicazioni settoriali delle ICT possono contribuire alla realizzazione di specifici obbiettivi di sviluppo, ad es. nel campo della sanità e dell'istruzione. Tuttavia, per valorizzare tutti i potenziali benefici degli investimenti in ICT, occorre una strategia concertata a livello nazionale, che tenga conto delle complesse interazioni che esistono fra infrastruttura, capitale umano, politiche, imprese e sviluppo di contenuti.
Per impartire una vera svolta, è imperativo riconoscere le diverse realtà dei PVS, la varietà degli interessi e delle preoccupazioni dei vari stakeholder, nonché il carattere dinamico dell'universo ICT. Valutare, adeguare e diffondere i migliori esempi di applicazioni delle ICT nei PVS faciliterà certamente il perseguimento di tali obbiettivi. Un impegno particolare dovrà essere dedicato al miglioramento della connettività fra i più poveri, le donne, i bambini e le zone della Terra meno densamente popolate. La capacità delle ICT di avviare a soluzione anche la questione delle pari opportunità fra i sessi non deve essere sottovalutata, anzi, va sfruttata quanto più possibile. Uno sforzo particolare a favore dei paesi meno sviluppati dovrebbe contribuire a ridurre il livello globale di disparità digitale.
Sfruttare al massimo gli strumenti e le esperienze disponibili
Sono oggi disponibili soluzioni economicamente convenienti, differenziate per paese e orientate all'empowerment che permettono di perseguire un accesso più equo all'informazione e al sapere e, allo stesso tempo, di accelerare la lotta alla povertà nel mondo. Ogni qualvolta una soluzione viene applicata con successo in qualche paese, la comunità internazionale dovrebbe sentirsi spronata a verificare se tale successo è (1) riproducibile (nello stesso paese o regione), (2) trasferibile (ad altre realtà geografiche, sociali ed economiche) e (3) applicabile su scala diversa, cioè scalabile (nell'ambito dello stesso paese, regione o su scala mondiale). Sotto questo aspetto, particolare importanza rivestono la diffusione e lo scambio delle migliori prassi. Inoltre, occorre stimolare e sostenere gli sforzi compiuti su scala locale ed internazionale allo scopo di individuare, migliorare e diffondere nuove modalità di accesso e scambio di informazioni e saperi che siano economicamente convenienti e sperimentate sul campo.
Alcuni membri della DOT Force ed altri esperti che si occupano di questi temi hanno messo a punto degli schemi di analisi delle sfide ed elaborato strategie coerenti per fronteggiarle. Si tratta di strategie che coprono tutta una gamma di ambiti complementari. Se progettata e implementata correttamente, l'interazione complementare fra interventi strategici in alcuni settori-chiave (contesti politici e normativi, capitale umano, infrastruttura e accesso, imprenditorialità/sviluppo imprese, contenuti locali/sviluppo applicazioni) ha tutto il potenziale necessario per creare forti sinergie, che innescheranno effetti moltiplicatori e di networking che, a loro volta, genereranno una spirale di sviluppo socioeconomico sostenibile.
Chi fa che cosa?
L'esigenza di mettere a punto strategie chiare per gestire la complessità della sfida posta dalle opportunità digitali per tutti mette in risalto un elemento fondamentale: le decisioni e azioni più importanti e, in alcuni casi, più ardue, devono essere adottate dalle collettività e dai paesi direttamente interessati, onde creare il clima, mobilitare il consenso e fissare le priorità che delineeranno la strada che ogni paese dovrà percorrere verso l'obbiettivo delle opportunità digitali. Al contempo, la comunità internazionale nelle sue diverse articolazioni - governi, settore privato, settore non-profit, organizzazioni internazionali - può e deve svolgere un ruolo determinante, mobilitando risorse, tessendo partnership, accrescendo il coordinamento, allargando i mercati e condividendo le innovazioni.
La DOT Force, strutturata in modo da esaltare l'importanza di queste partnership multidimensionali, sollecita un impegno di scala internazionale più forte e coordinato, affinché si creino opportunità digitali per tutti, si estendano le potenzialità e le promesse della rivoluzione digitale a tutte le regioni del pianeta e a tutte le fasce sociali, si aiutino i più poveri a condurre un'esistenza più ricca e più piena in cui esprimere ed affermare la propria individualità in un villaggio globale sempre più interconnesso.
Terza Parte - La strada verso il futuro: proposta per un Piano di Azione di Genova
Sulla scorta delle considerazione sviluppate nel presente Rapporto, è possibile individuare un certo numero di azioni prioritarie. Nello spirito della Carta di Okinawa, e per passare dalle dichiarazioni ai risultati concreti, abbiamo individuato nove punti che costituiscono la nostra proposta per il Piano di Azione di Genova. Riteniamo che nell'ambito di un'economia mondiale che diventa sempre più integrata, tale Piano di Azione getti le basi per i paesi in via di sviluppo al fine del raggiungimento dell'obbiettivo di uno sviluppo socioeconomico sostenibile, guidato dalle ICT.
Punto 1 del Piano di Azione
Contribuire all'elaborazione ed al sostegno di eStrategies nazionali per i PVS e le economie emergenti
a) Affinché diventino un potente strumento per perseguire obbiettivi di sviluppo, le eStrategies nazionali dovrebbero ricevere il massimo livello di attenzione e impegno sul piano politico nazionale e rispondere alle esigenze di ciascun paese. Tali strategie, elaborate dai paesi stessi, dovrebbero risultare da un processo di consultazione che chiami in causa tutti i soggetti interessati, ivi compresi il settore privato e le organizzazioni non-profit. Le eStrategies devono formare oggetto di periodica revisione e aggiornamento, oltre che di un benchmarking su scala internazionale. Ove necessario, dovrebbero essere completate da iniziative regionali e sub-regionali di coordinamento, segnatamente in un quadro di integrazione economica;
b) In particolare, le eStrategies dovrebbero tendere alla creazione di un quadro regolamentare e politico che favorisca la concorrenza ed essere supportate dalla capacità istituzionale di elaborare politiche e sistemi di regolamentazione che prevedano anche meccanismi di autoregolamentazione. Esse dovrebbero anche essere esplicitamente collegate al raggiungimento degli obbiettivi di sviluppo;
c) I paesi che manifesteranno interesse in tal senso dovrebbero essere aiutati a mettere a punto le eStrategies. Ove richiesto, tale assistenza dovrebbe prevedere la realizzazione di una valutazione preliminare della cosiddetta eReadiness
d) Le eStrategies dovrebbero individuare e riconoscere l'importanza dell'eGovernment per l'efficienza e l'efficacia della pubblica amministrazione, nonché dell'eGovernance per la creazione di capacità istituzionali, la trasparenza e l'assunzione di responsabilità (accountability), e per il suo contributo al miglioramento della governance democratica;
e) Entro 6 mesi dal vertice G8 di Genova, occorrerebbe definire la struttura e la composizione di una Rete Internazionale di Risorse di eDevelopment (International eDevelopment Resource Network), cioè una rete di esperti in regolamentazione, politiche e strategie appartenenti ai paesi Nord e Sud del mondo, con la partecipazione dei governi, delle organizzazioni internazionali, del settore privato e delle organizzazioni non-profit che sono interessati a tale iniziativa, la quale potrà essere utilizzata dai governi e da chiunque desideri accedere ad un know-how di qualità e a costi contenuti in materia di sviluppo, attuazione e aggiornamento delle eStrategies;
f) Gli stakeholder, quali governi, il settore privato, le organizzazioni non-profit e internazionali dovrebbero assicurare il loro sostegno alla Rete, mobilitando le risorse disponibili e offrendo la loro esperienza e competenza in campo politico e normativo per contribuire alla creazione e al funzionamento della Rete stessa;
g) La Rete Internazionale di Risorse di eDevelopment dovrebbe essere progettata e gestita in modo realmente decentrato e aperto, creando o sfruttando le reti o gli organismi regionali già esistenti, gli scambi virtuali di informazioni ed altri strumenti per la condivisione delle conoscenze, degli insegnamenti e delle esperienze che possano portare ad una maggiore sensibilizzazione ed ad un impegno politico in questo ambito.
Punto 2 del Piano di Azione
Migliorare la connettività, accrescere l'accesso e abbassare i costi
a) Vari tipi di tecnologie dovrebbero essere messe in condizione di concorrere alla creazione di reti e servizi di comunicazione e di terminali d'accesso. Occorrerebbe, attraverso lo scambio di esperienze e know-how, aumentare la consapevolezza circa il fatto che le varie tecnologie possono essere utilizzate in modo economicamente conveniente nei diversi contesti dei PVS;
b) la creazione nei PVS di punti pubblici e collettivi di accesso alle ICT dovrebbe essere incoraggiata in quanto fattore-chiave per facilitare un accesso ampio, economico e sostenibile alle ICT; a tale scopo, potrebbero essere utilizzate strutture quali uffici postali, scuole elementari, Internet cafés o centri multimediali collettivi, mettendo l'accento sull'importanza di fornire sia l'accesso sia la necessaria formazione;
c) Occorrerebbe facilitare gli scambi delle migliori prassi e la formazione presso punti pubblici e collettivi di accesso alle ICT, mediante l'interscambio coordinato di informazioni ed esperienze fra i gestori o gli organizzatori di tali strutture;
d) Sarebbe opportuno perseguire l'obbiettivo dell'accesso universale a favore delle zone rurali e remote dei PVS, conformemente alle eStrategies nazionali e sulla scorta delle migliori prassi esistenti;
e) Le attività di ricerca e sviluppo dovrebbero essere messe al servizio della progettazione e dell'adattamento di tecnologie economicamente efficienti e adeguate alle condizioni dei PVS (tropicalizzazione, fonti alternative d'energia);
f) Dovrebbe essere incentivata la creazione di Internet backbones nazionali e regionali e di Internet Exchange Points, soprattutto mediante investimenti privati, nonché lo sviluppo di National Network Information Centers e il supporto infrastrutturale ai servizi di domain names.
Punto 3 del Piano di Azione
Potenziare lo sviluppo delle competenze e del capitale umano, la creazione e la condivisione delle conoscenze
a) Promuovere e sostenere la diffusione delle ICT fra i bambini dei PVS - sia nelle scuole, sia in altre sedi e con particolare attenzione alle bambine - e sollecitare il settore privato e quello non profit, nonché i governi dei PVS ad incrementare gli sforzi per mettere in rete i sistemi di istruzione e assicurare un'adeguata formazione degli insegnanti;
b) Accrescere le attività di formazione degli insegnanti in tema di ICT e "l'alfabetizzazione digitale" dei bambini. Dovrebbero essere adottate misure efficaci per aumentare l'utilizzo di Internet al fine di migliorare le prestazioni del personale, degli insegnanti e degli studenti di scuole e università e di attuare programmi di teledidattica (distance learning). L'eLearning dovrebbe essere considerato come uno strumento essenziale per tutti i tipi di istruzione e formazione;
c) Espandere le opportunità di formazione, istruzione e condivisione del sapere fra le popolazioni che vivono in aree rurali o remote attraverso la teledidattica;
d) Rivolgere particolare attenzione alle popolazioni private dei diritti civili e analfabete (soprattutto i giovani e le donne) promuovendo rapporti di partnership innovativi finalizzati a diffondere i saperi e le professionalità attraverso l'utilizzo delle ICT;
e) Dare sostegno all'interconnessione delle reti di istruzione e ricerca fra PVS e paesi industrializzati, ad es. attraverso reti ad alta velocità, sistemi di gemellaggio (twinning) o di bandwidth pooling;
f) Dare supporto alla creazione di centri di eccellenza universitari collegati in rete (networked centers of excellence) e focalizzati sulla ricerca e sulla didattica al punto di intersezione fra le ICT e lo sviluppo. Questi centri dovrebbero essere orientati alla tecnologia, alle applicazioni, all'imprenditorialità ed alla formazione di decisori di alto livello (del settore pubblico e privato) in materia di politiche e norme riguardanti le ICT ed altri aspetti dell'economia dell'informazione. Questi centri potrebbero anche formare insegnanti e decisori di alto livello (del settore pubblico e privato) in materia di politiche e regolamentazione riguardanti le ICT; si dovrebbe porre particolare attenzione alla formazione professionale e permanente; inoltre, i centri dei PVS dovrebbero essere gemellati con quelli dei paesi del G8; a tal fine, si potrebbe prendere in considerazione un modello di consorzio pubblico-privato;
g) Sensibilizzare esponenti politici di alto livello al mondo digitale (eAwareness) ponendo particolarmente l'accento sul concetto di eGovernance per accrescere la democrazia, la trasparenza e la responsabilità (accountability) del governo;
h) Incoraggiare le imprese di tutto il mondo a far sì che le loro risorse umane qualificate dedichino parte dell'orario di lavoro ad attività di formazione delle organizzazioni della società civile dei PVS su temi correlati con le ICT;
i) Promuovere iniziative di cyber-mentoring, ad es. facendo in modo che il mondo del business internazionale fornisca consulenza remota agli imprenditori locali dei PVS.
Punto 4 del Piano di Azione
Favorire l'iniziativa e l'imprenditorialità per uno sviluppo economico sostenibile
a) I PVS dovrebbero essere sostenuti nel portare avanti l'impegno di attivare un contesto di regolamentazione e politico che favorisca la concorrenza e dove possa prosperare l'imprenditorialità locale e internazionale, onde creare competenze locali per trasformare tutti i settori dell'economia; un ambiente di business aperto, prevedibile e competitivo, risultante dalla liberalizzazione del mercato e da una regolamentazione che promuova la concorrenza, contribuirà anche a creare le condizioni giuste per incentivare investimenti locali ed esteri inducendo processi autostenuti di crescita e realizzare gli obbiettivi di sviluppo.
b) Le attività di mentoring e di incubazione nel settore privato dovrebbero essere ulteriormente incoraggiate, anche attraverso la creazione di una "borsa internazionale delle risorse imprenditoriali" (International Entrepreneur Resources Exchange); queste attività potrebbero riguardare la condivisione delle migliori prassi, delle esperienze e del know-how di business, dell'esperienza e della competenza in tema di ICT e di management, delle capacità di gestione dell'informazione, nonché la formazione di imprenditori nei PVS; tali iniziative dovrebbero essere basate sui punti di forza dei PVS;
c) Partnership settore pubblico-settore privato di imprese, imprenditori locali, governi, organizzazioni non-profit e organizzazioni dei lavoratori dovrebbero essere incoraggiate, al fine di promuovere l'iniziativa a livello locale, l'innovazione e la formazione permanente; queste attività dovrebbero porre l'accento sull'istruzione di base (compresa la matematica e le scienze), nonché sulla formazione professionale e lo sviluppo di competenze-chiave in tema di ICT; tali partnership potrebbero anche generare la creazione dei centri di eccellenza di cui al Punto 3 del Piano di Azione; anche le istituzioni finanziarie per lo sviluppo dovrebbero essere incoraggiate ad aumentare la loro partecipazione alle iniziative portate avanti di concerto fra il settore pubblico e quello privato;
d) A sostegno dei punti di cui sopra, il G8 ed altri donatori, nonché le banche e le agenzie multilaterali per lo sviluppo dovrebbero essere incoraggiate ad integrare l'imprenditorialità nel settore delle ICT nei loro programmi di assistenza, prevedendo possibilità di micro-credito, capitale azionario ed altri programmi di sviluppo del business, e a studiare metodi innovativi per promuovere la disponibilità locale/regionale di capitale di rischio/seed capital e di altre risorse che possano aiutare gli imprenditori dei PVS.
Punto 5 del Piano di Azione
Promuovere e sostenere una partecipazione universale al dibattito sulle nuove problematiche di politica internazionale e di carattere tecnico poste da Internet e dalle ICT
a) Occorrerebbe dare sostegno agli stakeholder dei PVS - governi, imprese private, organizzazioni non-profit, cittadini e mondo universitario - affinché approfondiscano la conoscenza delle problematiche di natura politica e tecnica che Internet ed ICT pongono a livello planetario e affinché assicurino una maggiore presenza nei forum globali di dibattito di tali problematiche;;
b) La rete di risorse di cui al Punto 1 del Piano di Azione dovrebbe fornire informazioni sulle decisioni adottate in tali forum, una piattaforma aperta per i rapporti degli esperti ed un'occasione di scambio di opinioni;
c) Dare sostegno ad una rete di esperti dei paesi del Sud del mondo - che potrebbe accedere alla rete di risorse di cui al Punto 1 del Piano di Azione - che possa dare appoggio ai rappresentanti dei PVS che desiderano partecipare attivamente a tali forum ed affrontare le problematiche in discussione nel proprio contesto;
d) I forum globali di carattere politico e tecnico e le organizzazioni che sono attive sulle questioni Internet e ICT dovrebbero intraprendere particolari sforzi per portare i rappresentanti dei PVS nei loro dibattiti e nei loro processi decisionali;
e) La ICT Task Force dell'ONU dovrebbe essere incoraggiata nell'obbiettivo dichiarato di individuare modalità per coinvolgere gli stakeholder dei PVS in queste nuove problematiche.
Punto 6 del Piano di Azione
Promuovere iniziative finalizzate all'inclusione dei paesi meno sviluppati nelle ICT
a) Promuovere sforzi per mobilitare il sostegno pubblico e privato al fine di migliorare in modo significativo l'infrastruttura di base di informazione e comunicazione nei paesi dove tale infrastruttura è più carente;
b) Sostenere partnership al fine di facilitare la costituzione di Internet Exchange Points e di associazioni nazionali di ISP nei paesi meno sviluppati. Anche nella pianificazione delle dorsali regionali di Internet, occorrerebbe tener conto delle specifiche esigenze dei paesi meno sviluppati;
c) Incoraggiare i service provider ed i fornitori di apparati di telecomunicazioni a collaborare con i paesi meno sviluppati al fine di aggregare la domanda e ridurre i costi;
d) Favorire attività congiunte da parte degli stakeholder (ad es. l'African Partnership Initiative, l'African Connection ed altre) al fine di fronteggiare i particolari problemi in termini di ICT che si pongono in Africa e sviluppare soluzioni sostenibili. Le questioni regolatorie e politiche riguardanti le infrastrutture - soprattutto i sistemi di telecomunicazioni - dovrebbero essere gli elementi-chiave di questo impegno. In tale contesto, va tenuto conto che le ICT rappresentano un mezzo di connessione fra gli ambiti urbani e rurali e di rafforzamento delle piccole e micro imprese, agricole e non.
Punto 7 del Piano di Azione
Promuovere le ICT per l'assistenza sanitaria ed il sostegno alla lotta contro l'HIV/AIDS ed altre malattie infettive e trasmissibili
a) Valorizzare gli usi delle ICT nell'educazione sanitaria, nella condivisione dei saperi, nel monitoraggio, nelle statistiche e nell'erogazione dei servizi sanitari e nella realizzazione degli obbiettivi sanitari fissati a livello internazionale, soprattutto in materia di HIV/AIDS e di altre malattie infettive e trasmissibili;
b) Espandere l'utilizzo delle ICT nella campagna contro l'HIV/AIDS ed altre malattie infettive e trasmissibili, facendo ricorso ad opportune forme di comunicazione, ad es. radio a livello di comunità, mezzi di broadcasting, telecomunicazioni ed Internet. L'iniziativa dovrebbe essere focalizzata sulle aree a più alta incidenza di queste patologie, con la condivisione ed una più ampia riproduzione di contenuti, applicazioni e strategie.
c) Creare una rete di ICT per la lotta all'HIV/AIDS in partenariato con governi, il settore privato, le organizzazioni internazionali e non- profit e ponendo l'accendo su: a) gli aspetti logistici e di gestione delle terapie "sul campo"; b) la prevenzione attraverso la diffusione delle informazioni al pubblico, ai professionisti del settore sanitario ed ai politici.
Punto 8 del Piano di Azione
Impegno nazionale ed internazionale per sostenere la creazione di contenuti e di applicazioni a livello locale
a) Incoraggiare la comunità del software, sia open source sia commerciale, a sviluppare applicazioni di interesse per i PVS, rendere disponibile il software in tali paesi e personalizzare le applicazioni software a livello locale, contribuendo altresì alla crescita di capacità di sviluppo di applicazioni a livello locale in tali paesi;
b) Promuovere lo sviluppo dell'eGovernment quale strumento per pervenire ad una massa critica di contenuti on line ed incoraggiare i governi a fornire un accesso ampio e gratuito alle informazioni di carattere statale ed ai contenuti locali, salvo quando tali informazioni siano di natura riservata o classificate;
c) Incentivare lo sviluppo, la traduzione e/o l'adattamento di contenuti locali nei PVS, onde soddisfare le esigenze di studenti, esperti, professionisti e cittadini in tema di istruzione, apprendimento, formazione, sviluppo di applicazioni, ivi compresa la fornitura di accesso on line;
d) Dare appoggio ai programmi nazionali ed internazionali per la digitalizzazione e la messa in rete di contenuti, con particolare attenzione alle applicazioni multilingue e al patrimonio di contenuti locali;
e) Sostenere la partecipazione degli stakeholder locali all'emanazione di norme tecniche riguardanti l'inserimento delle lingue locali nelle applicazioni ICT;
f) Favorire il networking di enti che acquisiscono, adattano e distribuiscono contenuti a scopo non commerciale;
g) Incoraggiare gli editori commerciali ad esplorare possibili modelli di business volti ad incrementare l'accessibilità dei poveri ai contenuti di loro interesse;
h) Promuovere una piena partecipazione dei PVS alle attività dell'Organizzazione internazionale per la proprietà intellettuale (WIPO).
Punto 9 del Piano di Azione
Stabilire le priorità delle ICT nelle politiche e nei programmi di assistenza allo sviluppo del G8 e di altre organizzazioni ed accrescere il coordinamento delle iniziative multilaterali
a) I programmi di assistenza ufficiale allo sviluppo (ODA), bilaterali e multilaterali, dovrebbero includere le ICT finalizzate allo sviluppo, quale tema strategico e trasversale nei vari settori (sanità, istruzione, creazione di posti di lavoro, imprenditorialità) e nei piani strategici nazionali;
b) I responsabili delle organizzazioni bilaterali e multilaterali competenti per gli aiuti alo sviluppo dovrebbero meglio coordinare - all'interno delle organizzazioni e fra le organizzazioni - le iniziative in materia di ICT per lo sviluppo, al fine di evitare duplicazione di sforzi e incrementare la loro efficienza ed efficacia;
c) Nel formulare iniziative di utilizzo delle ICT per lo sviluppo, i donatori dovrebbero far riferimento alle eStrategies nazionali, ove esistenti, e cercare di assicurare la coerenza delle loro azioni;
Appendice - Genesi e storia della DOT Force
Il Vertice 2000 del G8, che ha avuto luogo a Kyushu-Okinawa, ha adottato la Carta per la Società Globale dell'Informazione. Nella Carta di Okinawa, i leader del G8 hanno concordato di costituire una Digital Opportunity Task Force (DOT Force) con lo scopo di comprendere gli sforzi volti a sanare la frattura digitale (digital divide) in un più vasto contesto internazionale.
Al punto 18 della Carta, è stato previsto che la DOT Force, in stretta consultazione con gli altri partner e tenendo conto delle esigenze dei PVS, avrebbe avuto il mandato di:
La DOT Force è stata costituita nel quarto trimestre del 2000. Ai suoi lavori hanno partecipato 43 membri:
1) 17 rappresentanti di governi:
2) 7 rappresentanti di organizzazioni internazionali/multilaterali (ECOSOC, UIT, OCSE, UNDP, UNCTAD, UNESCO, Banca Mondiale)
3) 11 rappresentanti del settore privato (uno per ciascun paese G8 e tre delle reti globali GIIC, GBDE. WEF)
4) 8 rappresentanti del settore non profit (uno per ciascun paese G8).
Sotto la diretta responsabilità della Presidenza della DOT Force, il Segretariato della DOT Force (ospitato dalla Banca Mondiale e dall'UNDP), ha assistito la DOT Force nelle seguenti attività:
I lavori della DOT Force si sono focalizzati su tre principali obbiettivi:
I partecipanti alla DOT Force hanno deciso di basare le proprie attività sui seguenti principi:
Il processo di consultazione DOT Force s'impernia sui seguenti principi:
Riunioni della DOT Force (non comprendenti le consultazioni dei sottogruppi)
Sedute plenarie
Anche organizzazioni e network associati hanno svolto consultazioni, fornendo utili input all'attività della DOT Force. La Global Knowledge Partnership, una partnership informale comprendente oltre 60 organizzazioni pubbliche, private, non profit e internazionali, ha tenuto una serie di consultazioni elettroniche e "fisiche" sui temi della DOT Force, fornendo osservazioni dettagliate ed input al Segretariato. Consultazioni con input analoghi sono state condotte da organizzazioni come l'Electronic Privacy Information Center, l'African Connection Secretariat ed altre. I membri dei PVS della DOT Force hanno tenuto una speciale riunione ad alto livello a Pretoria (Sudafrica) nel periodo 23-24 marzo 2001.
Source: Vertice di Genova 2001
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